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La transizione difficile

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Maria Rosaria Del Ciello
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Collaboratrice e ricercatrice rivista “Proteo”

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Maria Rosaria Del Ciello

 

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L’evoluzione della comunicazione al cittadino; dai media tradizionali ai sistemi multimediali

Maria Rosaria Del Ciello

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In questo processo anche la P.A. è chiamata a giocare un ruolo determinante, soprattutto per quanto riguarda la garanzia della qualità delle informazioni. Questo ruolo deve essere interpretato, prima di tutto, fornendo le informazioni necessarie per permettere agli utenti di valutare l’idoneità dei dati in raffronto alle loro esigenze. Ciò diventa sempre più necessario in una situazione dove vanno aumentando i segnali informativi indirizzati ai cittadini privati ed ai singoli operatori economici [1].

Per questo, dopo un lungo periodo in cui la propaganda e l’immagine hanno sostituito il diritto ad essere informati, la comunicazione pubblica ha rimesso il cittadino e i suoi bisogni al centro di ogni processo.

Le profonde trasformazioni che stanno interessando la P.A. riguardano anche l’aspetto tecnologico della diffusione delle informazioni: questo vuol dire rendere possibile l’immissione e la gestione di grandi quantità di dati mediante le tecniche di archiviazione tramite database, e permettere lo sfruttamento delle possibilità multimediali che offrono le nuove generazioni di computer.

Per multimedialità si intende “la combinazione e integrazione tecnica-funzionale di diverse forme, tecniche e mezzi per il trattamento (normalmente digitale) dei diversi tipi di informazione, voce, dati, testi, grafici, immagini fisse e in movimento. Le applicazioni multimediali sono normalmente interattive e devono combinare il trattamento e la trasmissione di immagini con suoni, testi e grafici” [2].

La distribuzione delle informazioni, il trasferimento delle conoscenze tecniche e scientifiche, sono condizioni di base per recuperare la competitività. Le reti europee di comunicazione ad alta velocità (che siano cioè in grado di introdurre i nuovi servizi multimediali che integrano le trasmissioni di dati e immagini con i video filmati) sono, tuttavia, ancora frammentate.

Lo sviluppo dei prodotti è sempre più strettamente collegato a quello dei processi di produzione e la P.A. è un attore importante per la diffusione dell’innovazione. La qualità e la velocità nell’erogazione dei servizi pubblici non può prescindere dalla costituzione di una rete di comunicazioni per lo scambio di dati, testi, documenti fra gli uffici dell’amministrazione e fra questi e gli utenti.

Questa nuova idea di comunicazione ha dovuto ricorrere a quelle tecnologie che le permettessero di essere rapida, tempestiva e facilmente utilizzabile. Non a caso il governo italiano ha deciso di investire nella P.A. per il 1997-1999 ben 13.590 miliardi [3].

Sempre in base al Rapporto Istat del 1998, nel corso del 1996 le amministrazioni pubbliche hanno mostrato, in complesso, comportamenti conformi con le linee strategiche elaborate dall’Autorità per l’informatica nella Pubblica amministrazione (AIPA), istituita nel 1993 con il compito di promuovere, coordinare e pianificare lo sviluppo dei sistemi informativi automatizzati. Il numero delle postazioni di lavoro informatizzate è aumentato di oltre il 50%. In generale le esperienze innovative realizzate dalle amministrazioni locali sono di due tipi: il collegamento telematico con archivi di altri enti e la creazione di sportelli self-service distribuiti sul territorio. Nel nostro paese, le esperienze di attivazione di servizi telematici da parte degli enti pubblici locali rimandano a due tipi di soluzioni diverse: il sistema orientato a Internet, aperto all’intera rete e il sistema che forma un network a sé stante circoscritto alla realtà locale (rete civica).

Da una rilevazione Istat del marzo 1998 (vedi tab. 1) risulta che 623 comuni su 8.102 (7,7%) dispongono di un sito Internet, di cui 94 capoluoghi di provincia su 103 (oltre 91%) [4]. (tab. 1).

 

Gli utenti in grado di accedere a queste nuove modalità di servizio sono solo quelli attrezzati, cioè le persone che hanno un PC ed un collegamento ad Internet.

Stando alle cifre circa il 17% delle famiglie italiane dispone di un personal computer e solo il 2,3% di un accesso ad Internet. L’indice di penetrazione di Internet nelle famiglie che hanno un PC è dunque circa il 13% mentre in altri paesi europei è molto più alto (nel Regno Unito è 4,5 volte quello dell’Italia, in Francia 3,5 volte). A conferma di questi dati si vedano le tabelle nn. 4, 5, 6 e 7 seguenti.

La convergenza tra i settori delle telecomunicazioni, televisivo e informatico ha dato origine ad una diversa organizzazione della società, strettamente legata alla diffusione delle informazioni, indicata, come già accennato in precedenza, in “società dell’informazione” [5].

La “società dell’informazione” che sta emergendo in questi anni recenti, è caratterizzata da una gestione, una qualità ed una velocità dell’informazione tali da rappresentare i fattori chiave per una maggiore competitività.

Tra le innovazioni tecnologiche che, soprattutto nell’ultimo decennio, hanno reso possibile l’avvento della “società dell’informazione” va ricordato il passaggio dalla tecnologia analogica (conversione del segnale in onde elettromagnetiche) a quella digitale. La digitalizzazione delle informazioni, infatti, oltre all’elevato livello di comprimibilità dei dati, permette un miglioramento quantitativo e qualitativo della capacità di trasmissione sviluppando le modalità di elaborazione dei dati [6].

Con l’avvento dei moderni macchinari di data-processing, gli utenti sono ora in grado di utilizzare nuove tecniche per l’elaborazione dei dati. Ciò contribuisce alla creazione di nuove teorie, metodologie e, soprattutto all’incremento della domanda orientata ad una maggiore quantità di dati disponibili.

L’informatica ha messo a disposizione gli strumenti e le conoscenze necessarie per affrontare in modo totalmente rivoluzionario il problema del reperimento delle informazioni.

L’interattività, che caratterizza la comunicazione via Internet, sta inoltre capovolgendo il concetto stesso di informazione. Ogni navigatore della rete può, in qualsiasi momento, diventare a sua volta fornitore di informazioni per gli altri, in un gioco continuo di scambio di impulsi che è ben rappresentato dal concetto di rete. La rete rappresenta sicuramente un ottimo strumento per diffondere le informazioni e ampliare la democrazia; tuttavia la maggior parte dell’attenzione dei visitatori e delle aziende che fanno pubblicità si concentra su pochi grandi nomi. Un altro grosso problema riguarda l’esclusione di interi gruppi di cittadini nonché di interi paesi dalle potenzialità commerciali e sociali della rete. Non è un caso che molti governi di stati poco avanzati dal punto di vista tecnologico stiano impegnando grosse risorse per collegare alla rete scuole e aziende [7].

Nel 1976 Marc Uri Porat credette di poter dimostrare che l’intera società americana era divenuta una “economia dell’informazione”: la percentuale elevata di lavoratori dell’informazione (cioè coloro che producono o manipolano la conoscenza: insegnanti, uffici studi, servizi telematici, mass media, etc.) è d’altra parte considerata come caratteristica del passaggio ad una società post-industriale [8].

La terziarizzazione, la flessibilizzazione dell’economia e la ristrutturazione capitalistica, tipiche della società post-industriale, hanno provocato in questi ultimi anni un numero sempre crescente di lavoratori “atipici” che sono costretti, a causa della mancanza di lavoro regolare, ad accettare ogni sorta di occupazione con forti connotati di flessibilità delle mansioni e flessibilità oraria [9]. Ad esempio, la rilevata maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro è una conseguenza della flessibilità, un fenomeno che si accompagna ad alti livelli di precarizzazione, ad un peggioramento delle condizioni di lavoro, ad accettare lavori non garantiti.

Dai dati Istat dell’aprile 1999 sulle forze lavoro emerge che il progresso congiunturale dell’occupazione è attribuibile essenzialmente all’espansione del settore terziario.

Il settore terziario continua a rappresentare il volano dell’occupazione complessiva, confermando una dinamica espansiva che si era già registrata alla fine dello scorso anno.

L’allargamento della base occupazionale ha beneficiato della nuova forte crescita dell’occupazione a termine la cui incidenza sul totale degli occupati alle dipendenze è passata in un anno dall’8,6% al 10,6%. La diffusione del lavoro temporaneo si è incrementata in particolare nel Nord (dal 6,7% del 1998 al 9,3 del 1999) e nel settore dei servizi (dall’8% al 10,5%). Sul piano delle caratteristiche demografiche è soprattutto tra i giovani dai 15 ai 29 anni e fra le donne che l’occupazione temporanea è risultata in aumento.

La rivoluzione digitale, quindi, strettamente legata alla terziarizzazione dell’economia, pone problemi anche sotto il profilo dei lavori, delle professionalità e delle competenze. L’introduzione di tecnologie digitali all’interno dei giornali, per esempio, ha imposto un continuo aggiornamento a fotolitisti e compositori ed ha sconvolto la struttura interna delle case editrici, assottigliandone l’organico ed incentivando il decentramento delle varie fasi di lavorazione. La fase della progettazione grafica, quella della redazione e correzione bozze si spostano sempre più all’esterno delle case editrici. Da questa rivoluzione sono nati numerosi nuovi soggetti professionali che ora costituiscono i nuovi referenti per le case editrici: il tele-lavoro è così la nuova realtà lavorativa creata dalle nuove tecnologie di comunicazione via modem. A questi rapidissimi cambiamenti non corrispondono, purtroppo, ancora adattamenti adeguati delle normative che regolano il settore. La figura del prestatore d’opera occasionale è quanto di più indefinito esista nei vari regolamenti. Di fatto viene incentivata la costituzione di ditte individuali con propria partita IVA, cosa che limita soprattutto l’ingresso nel mondo del lavoro di soggetti giovani.

Una conseguenza di questo processo di adattamento del mondo del lavoro alle mutate condizioni produttive è la perdita di posti di lavoro: infatti fra le caratteristiche delle nuove tecnologie c’è la distruzione di tutte le gerarchie intermedie senza alcuna sostituzione delle stesse.

La rivoluzione digitale riguarda tutto il mondo del lavoro e lo coinvolge in due modi essenziali: da una parte offre incrementi di produttività superiori a quelli possibili in assenza di nuove tecnologie (senza però dare una prospettiva rassicurante in termini quantitativi per l’occupazione), dall’altra ha in sé la capacità di deregolare tutte le norme finora esistenti a tutela del lavoro e dei lavoratori.

 

 

2. Mercato dell’informazione e democrazia

 

La società dell’informazione si basa sull’informazione in ogni sua forma, tipo e contenuto. In tale contesto l’informazione ha un effettivo valore, non solo economico ma anche strategico, sociale e funzionale. L’informazione è un bene, un patrimonio per un soggetto che la possiede e la tratta e su di essa si può fare del valore aggiunto nella catena del valore che, partendo dal suo contenuto, la porta all’utente finale nella forma, nel momento e con lo strumenti desiderati [10].

In realtà a tutto il sistema dell’informazione è possibile attribuire la nozione di “pubblica utilità”, nel senso che i prodotti che ne derivano sono offerti all’opinione pubblica, sia pure in cambio di un valore economico che il mercato giudica equo; e altresì nel senso che i contenuti di tali prodotti si riferiscono a materia di pubblica utilità. Per questo la natura stessa della democrazia politica ed economica di una società moderna non potrebbe sussistere se mancassero tali prodotti e il senso ad essi attribuibile [11], anche se ciò non risolve l’apparente contraddizione del carattere privato delle fonti da cui tali prodotti scaturiscono: questa contraddizione costituisce, del resto, uno dei tanti livelli di complessità del sistema attuale dell’informazione.

Le nuove tecnologie informatiche coinvolgono l’intero settore della comunicazione e dell’informazione e quindi anche quello dell’editoria. Esiste però a questo proposito il problema delle grandi concentrazioni economiche e finanziarie che fa presumere che il processo legato allo sviluppo tecnologico conduca il settore editoriale ad operare secondo logiche strettamente di mercato anzichè legate alla qualità del prodotto. Per questo è stato detto, e ci sembra giusto riaffermarlo, che all’interno del settore editoriale, come in altri punti strategici della comunicazione, c’è bisogno di regole ed indirizzi per capire qual è il tipo di sviluppo e di democrazia che si vuole dare all’interno dell’informazione. Importante e fondamentale è, quindi, il rispetto dell’articolo 21 della nostra Costituzione, per la democrazia del nostro Paese affinché le idee e la conoscenza siano un bene accessibile a chiunque.

Può essere interessante, allora, andare a vedere come è strutturato il mercato dell’informazione (quello cioè in cui le informazioni vengono scambiate), quanto sia realmente concorrenziale, quali siano gli attori fondamentali che lo alimentano.

Innanzitutto va detto che, come per altri tipi di mercato, anche su quello dell’informazione agiscono una domanda ed un’offerta, caratterizzata ciascuna da attori ben determinati.

Sul versante della domanda possiamo distinguere 2 filoni principali: quello degli enti e delle imprese (utenti di informazioni) e quello dei cittadini-utenti, che costituiscono la c.d. domanda domestico-individuale.

Sul lato dell’offerta possiamo invece individuare accanto ai media tradizionali (TV, radio, quotidiani e periodici, libri) il fenomeno Internet.


[1] Alberto Zuliani, Economic and Social challenges to statistics in the 21st century, in: “Economic and Social challenges in the 21st century: Statistical Implications”, Eurostat/Istat, Roma, 1997.

[2] “La tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia. Rapporto 1996”, (Forum per la Tecnologia dell’Informazione), Milano, 1997.

[3] “La tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia. Rapporto 1998”, (Forum per la Tecnologia dell’Informazione), Milano, 1998.

[4] Istat, Rapporto sull’Italia.Edizione 1998, Bologna, Il Mulino, 1998.

[5] Ester Arisi-Anna Marra, Multimedialità, strutture di comunicazione e concorrenza, Rivista Il Mulino, 2/97.

[6] Ester Arisi-Anna Marra, Multimedialità, strutture di comunicazione e concorrenza, Rivista Il Mulino, n. 2/97.

[7] Andrea Piersanti, Vittorio Roidi (a cura di), “Giornalisti nella rete. Internet dentro e fuori le redazioni giornalistiche”, Roma, 1999.

[8] Jean-Pierre Durand, Robert Weil, “Sociologie contemporaine”, Vigot, 1989.

[9] Rita Martufi, Luciano Vasapollo, “Profit State, redistribuzione dell’accumulazione e reddito sociale minimo”, Napoli, 1999.

[10] “La tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia. Rapporto 1996”, (Forum per la Tecnologia dell’Informazione), Milano, 1997.

[11] Rolando Stefano (a cura di), “La comunicazione pubblica in Italia. Realtà e prospettive di un settore strategico”, 1995, Milano.