Una inquietante riforma ormai alle porte. Le trappole del federalismo
Sergio Cararo
Quale sarà il volto delle istituzioni locali e nazionali nei
prossimi mesi? Il “federalismo dall’alto” sta disegnando la nuova mappa dei
poteri. Le conseguenze già oggi visibili sono la nascita di un blocco di potere
fondato su amministratori, managers del terzo settore e tecnocrati, l’aumento
della divaricazione tra Nord e Sud, lo smantellamento dei servizi sociali locali
ed un vertiginoso aumento della tassazione. Altro che sussidiarietà e partecipazione
dei cittadini alle scelte di governo!! Dietro il “mito delle Regioni e delle
municipalità” incombono gli “spiriti” di Maastricht, del mercato... del Profit
State.
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1. Premessa
In Parlamento, a novembre, maggioranza ed opposizione
hanno dato dimostrazione di quel consociativismo neoliberista che andiamo denunciando
da tempo.
Sull’elezione diretta dei presidenti delle Regioni, centro-destra
e centro-sinistra hanno trovato l’accordo (modificando la Costituzione) condizionando
ulteriormente il contesto in cui si svolgeranno a primavera del Duemila le elezioni
regionali.
Ma condizionamenti ancora più strutturali sono quelli messi
in moto dal processo di riforma istituzionale che possiamo ben definire “federalismo
dall’alto”. Da gennaio del Duemila questo processo entrerà nel vivo imprimendo
una nuova accellerazione alle riforme istituzionali e costituzionali e un’ulteriore
“spallata” neoliberista all’economia.
Non si sfugge all’impressione che dietro la spinta per una
maggiore autonomia delle Regioni, si connettano in realtà le ambizioni ad un
dualismo di potere “alla tedesca” - tra governi locali e governo centrale- ed
una sorta di interlocuzione diretta tra i primi e la Commissione Europea che
aggiri il limite di un governo nazionale passibile di finire in mano al Polo
di centro-destra ma con “le mani legate” in alto (Bruxelles) e in basso (le
nuove regioni di cui il centro-sinistra si sente più sicuro di saper amministrare
i governi) [1].
A novembre gli amministratori locali del cetro-sinistra si
sono riuniti a Genova proprio per definire il progetto di quello che hanno chiamato
emblematicamente “l’Ulivo dal basso”.”Regioni ed Enti Locali governati dal
centro-sinistra sono pronti ad una svolta nella loro azione di governo ma anche
a fare la loro parte all’interno di un rilancio della coalizione nazionale”
ha dichiarato Vannino Chiti, DS, presidente della Regione Toscana e della
Coferenza Stato-Regioni precisando che“La scelta prioritaria è quella del
federalismo e dell’attuazione completa della Bassanini”. Sulle ambizioni
di questo “Ulivo degli amminstratori”, gli fa eco Walter Vidali, respondabile
DS per gli Enti Locali ed ex sindaco di Bologna:”Le radici più profonde e
autentiche della coalizione sono nelle città, nelle Province e nelle Regioni.
E’ lì che si è costruita tra il ‘93 e il ‘95 l’unità tra la sinistra, l’ambientalismo,
il cattolicesimo democratico, la cultura laica che ha poi dato vita all’Ulivo”.
Gli “Stati Generali” degli amministratori del centro-sinistra
tenutosi a Genova ha prodotto un documento in dieci punti ed un manifesto che
ripropongono sostanzialmente il modello aziedalista che le giunte locali del
centro-sinistra ci hanno presentato finora (e che non è certo appassionante)
accentuato dalle ambizioni federaliste e da luoghi comuni assai simili a quella
“celebrazione del nulla” rappresentata dalla “terza via” di Blair, Clinton etc.
[2].
Abbiamo la netta percezione che molti - anche a sinistra e
nel sindacato - sottovalutino le conseguenze del nuovo assetto dei poteri e
il contesto delle prossime elezioni regionali riducendo la questione ad una
sommatoria di accordi elettorali “locali”.
La riforma federalista ormai in fase di attuazione può infatti
rivelarsi una trappola per le esigenze popolari e le ambizioni alla trasformazione
sociale del nostro paese. Ma non siamo solo noi a suonare l’allarme.
Da un versante piuttosto diverso dal nostro, il CNEL ha messo
nero su bianco la sua preoccupazione ed ha chiesto di presentare una relazione
in Parlamento per permettere una discussione nel merito [3].
Secondo il CNEL, l’art.10 della Legge 133/99 rappresenta “un
passo importante, forse conclusivo del faticoso processo di devoluzione di competenze
e risorse alle regioni a statuto ordinario” .. Ma lo stesso organismo sottolinea
che occorre “valutare come le regioni potranno coniugare l’interesse nazionale
nel delicato campo della sanità con le esigenze di autonomia ed inoltre - date
le enormi differenze esistenti tra Nord e Sud, come sarà possibile garantire
che le regioni più povere abbiano comunque risorse sufficienti per svolgere
le proprie funzioni soprattutto nel campo sanitario”
Ma preoccupazioni sul “federalismo dall’alto” e sul suo pesante
fardello di vincoli e responsabilità finanziarie per regioni,comuni e province,
sono state espresse soprattutto sul famigerato “Patto di Stabilità Interno”
che impone a livello locale gli stessi vincoli di quello europeo verso gli stati
aderenti. In sostanza le amministrazioni locali che si discosteranno dallo “spirito
di Maastricht” verranno punite con un taglio dei finanziamenti statali l’anno
successivo e quelle risorse verranno ripartite tra le amministrazioni “virtuose”.
L’ANCI (l’associazione dei comuni) ha prima respinto il Patto
di Stabilità, dando mandato al comitato operativo di comunicare al governo che
in assenza di modifiche “i comuni non potranno accettare il patto di stabilità
interno”. A seguito di questa posizione dell’organizzazione dei sindaci il governo
è intervenuto esclusivamente abbassando i tassi sui mutui agli Enti Locali concessi
dalla Cassa Depositi e Prestiti [4].
[1] Emblematica in tal senso è stata la riunione della Conferenza Stato-Regioni
che si è tenuta il 25 novembre a Bruxelles, riunione voluta dal Ministro Letta
ed a cui hanno preso parte Prodi e il Commissario europeo Monti.
[2] Documento e manifesto del convegno di Genova sono stati pubblicati integralmente
su “Autonomie” l’inserto settimanale dell’Unità dell’11 novembre 1999.
[3] “Disposizioni in materia
di federalismo fiscale : perequazione e razionalizzazione”, nota del CNEL, ottobre
1999.
[4] “I sindaci bocciano la Finanziaria 2000: no
al patto di stabilità”, in Italia Oggi del 6 novembre1999. Ma nel Congresso
dell’ANCI di metà novembre, i sindaci hanno fatto marcia indietro.