L’evoluzione della comunicazione al cittadino; dai media tradizionali ai sistemi multimediali
Maria Rosaria Del Ciello
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PREMESSA
In economia si deve ad Harold Innis la teoria delle “staples”
(risorse naturali) che caratterizzano l’evoluzione dei paesi dipendenti. Partendo
dallo studio delle staples, Innis era giunto alla identificazione dei mezzi
di comunicazione come “materia prima” per lo studio dell’economia e dell’evoluzione
della civiltà. Egli evidenziò che gli sviluppi tecnologici nella comunicazione
implicano una riduzione dell’area di distribuzione del materiale e allargano
l’area di ricezione che investe grandi numeri di persone impossibilitate a rispondere
direttamente. Coloro che si trovano sul versante ricevente del materiale che
proviene da un sistema centrale meccanizzato vengono esclusi dalla partecipazione
ad una sana, vigorosa e vitale discussione [1].
Il problema dell’accesso alle informazioni è tuttora argomento
di particolare attualità se si pensa soprattutto agli sviluppi tecnologici nella
comunicazione globale e nella ricerca dei dati, grazie ai quali si prospetta
oggi una comunicazione elettronica on-line. Il tema costituisce una delle tematiche
centrali attorno alla quale ruota il dibattito in corso su quella che viene
definita “società dell’informazione”.
Gli sviluppi della comunicazione “a” e “per” il cittadino devono
un grosso tributo alla tecnologia che permette oggi di disporre di giornali,
testi di conferenze, documenti tecnici e quant’altro, attraverso network istituzionali
o commerciali, accelerando così l’accesso alle informazioni anche in regioni
del mondo dove tale materiale è limitato o inaccessibile [2]. La società dell’informazione muta, quindi, le condizioni normali
dell’uomo nei confronti del tempo e dello spazio. Oggi è possibile avere, infatti,
accesso in tempo reale a qualsiasi collegamento nel pianeta: questo significa
che si assiste ad una riduzione del tempo ed ad una dilatazione dello spazio.
Ai vantaggi di tipo, per così dire, distributivo, si affiancano
alcune problematiche del tutto nuove: ad esempio dal punto di vista economico-legale
l’argomento include basilari diritti della persona umana, la protezione del
consumatore, la difesa della proprietà intellettuale e della privacy, senza
parlare degli aspetti riguardanti tutte le trasformazioni attuate e quelle ancora
in embrione sul mercato del lavoro.
La penetrazione delle nuove tecnologie informatiche e delle
telecomunicazioni sta trasformando radicalmente l’economia e la società, il
modo di produrre e di consumare, la struttura e l’organizzazione delle imprese.
La conseguenza è che la crescita socio-culturale di fette sempre più ampie di
popolazione, le mutate condizioni del mercato con l’intensificazione di fattori
commerciali, l’affermazione della telematica e di mezzi di comunicazione sempre
più sofisticati, provoca una decisa evoluzione del concetto di comunicazione:
non più intesa come semplice processo di trasmissione di informazioni a prevalente
carattere commerciale, ma come capacità organizzativa di acquisire consenso
nel sociale [3].
L’attuale rivoluzione tecnologica, con l’avvento della società
dell’informazione, sta evidenziando la necessità di rendere ogni attività più
efficace ed efficiente e scatena, quindi, le forze dell’innovazione in un sistema
competitivo reso ormai globale per tutte le imprese, grandi e piccole [4].
In questa sede, oltre a descrivere brevemente l’argomento relativo
all’evoluzione della comunicazione delle informazioni, prendendo spunto dall’attuale
processo di sviluppo delle tecnologie informatiche e di globalizzazione, cercheremo
anche di delineare un quadro del mercato dell’editoria in Italia analizzando
quanto tale mercato rivesta caratteri di democraticità e soffermandoci anche
su alcune implicazioni che riguardano il mercato del lavoro.
1. Cittadini e informazioni: La comunicazione come risorsa
La comunicazione è stata definita [5] un caso particolare di
trasporto di una certa entità, detta informazione che ne costituisce il prodotto.
Per i teorici della comunicazione il termine “informazione” indica un “segnale
organizzato”, mentre generalmente per informazione si intende qualcosa che sia
comprensibile e interpretabile.
La crescita dell’informazione pubblicata è diventata un serio
problema a partire dalla fine della II guerra mondiale al punto che al fenomeno
è stato dato il nome di “esplosione dell’informazione”. La nostra civiltà è,
infatti, caratterizzata da una crescita esponenziale dei documenti e semi-documenti
che produce [6]. Questo smisurato aumento dei documenti è dovuto alla produzione
proveniente dalle diverse strutture culturali, economiche, industriali, istituzionali
ed il settore pubblico è forse tra i più grandi produttori di informazioni che
interessano sia il settore privato che i cittadini.
Alla pluralità di soggetti produttivi di informazione si affianca
un parallelo aumento delle richieste di accesso all’informazione.
La mole eccessiva di documenti prodotti si accompagna d’altro
canto ad un rapido processo di decomposizione degli stessi. Questa sovrabbondanza
di informazione richiede perciò dei sistemi selettivi di conservazione e lettura.
In quest’ottica la pietra miliare nella storia delle comunicazioni
è senza dubbio rappresentata dall’avvento del computer e dall’utilizzo delle
tecniche di comunicazione conosciute per estenderne la potenza al di là della
stanza in cui lo stesso è contenuto.
Agli inizi del 15° secolo Gutenberg ha rivoluzionato il mondo
rendendo possibile la diffusione del sapere attraverso la stampa. Oggi con la
comparsa di computer multimediali, i libri sembrano essere sostituiti da floppy
disk e CD-Rom, che permettono di archiviare non solo testi, ma anche suoni e
immagini fisse o in movimento. Le nuove tecniche offrono numerosi vantaggi per
gli utilizzatori costituendo un buon supporto per gestire complesse informazioni
in maniera da poter essere utilizzate in campi differenti (educazione, medicina,
industria) e per diverse applicazioni.
Questo significa, in altre parole, che viene sempre più affermandosi
la c.d. “società dell’informazione”: una società che offre ad ognuno un ammontare
di informazioni di tutti i generi e qualità, spesso in formati non tradizionali
che fanno riferimento a immagini e multimedia [7]. La società dell’informazione trae,
quindi, la propria linfa vitale dalle opportunità via via offerte dalle moderne
tecnologie dell’informazione, opportunità che costituiscono la base di uno sviluppo
globale in cui anche il nostro paese dovrà trovare una propria collocazione.
La nostra società è del resto definita spesso come “post-industriale”,
nel senso che tende verso la creazione di sistemi economico-sociali in cui predominano
la gestione e il trattamento dell’informazione sulla manipolazione di beni materiali [8]. Tra le sue
caratteristiche più rilevanti, lo sviluppo dell’automazione e del terziario
sono quelle che vengono indicate con i maggiori consensi, come sicuri trend
per gli anni a venire.
L’informazione viene, così, ad assumere una centralità ed un
ruolo chiave, divenendo un bene e/o la risorsa principale di produzione, scambio
e consumo mentre la conoscenza e la cultura, avvalendosi delle nuove tecnologie
informatiche ed elettroniche, riescono a migliorare la gestione e la razionalizzazione
di molti settori di attività economico-sociale.
Da qui la rilevanza del fattore “innovazione” sia tecnologico
che organizzativo. Le nuove tecnologie, infatti, facilitando e ampliando la
sfera dell’offerta e della domanda di nuovi servizi e/o prodotti finiscono con
l’avere un impatto rilevante su tutto il sistema sociale e ambientale interessando
il singolo, riuscendone a modificare abitudini, costumi e stili di vita.
L’informazione diventa oggetto di prima necessità e in cambio
gli oggetti di prima necessità assumono il carattere di informazione. Come sostiene
McLuhan, l’apprendimento e la conoscenza diventano sempre più importanti e grazie
alla tecnologia elettronica, tutte le forme di impiego sono la risultante del
movimento dell’informazione.
A tale proposito ci si può domandare se le nuove tecnologie
possano rappresentare una occasione di sviluppo: in realtà il fulcro di questa
fase di sviluppo è strettamente collegato alla consacrazione dell’ultima figlia
del mercato, la merce immateriale per eccellenza: la merce informazione.
Infatti quando si parla di informazione si fa riferimento alla
categoria delle risorse intangibili [9]: quelle risorse che “pur non riflettendo una misura tangibile della
gestione economica aziendale sono di fondamentale importanza per la vita e l’evoluzione
armonica nel lungo periodo del sistema aziendale”. L’informazione è quindi,
in quest’ottica, risorsa tanto quanto lo sono il lavoro e il capitale e risulta
determinante per i processi di incremento valoriale d’impresa e dell’intero
sistema capitalistico.
L’informazione non è più fine a se stessa e da questo nasce
una crisi epocale per cui, ad esempio, il giornalista diventa un funzionario
d’azienda mentre il destinatario della notizia è visto come un semplice consumatore.
Poiché l’informazione diventa un fatto produttivo ed economico, la libertà di
stampa viene ad essere fondata sul puro profitto e subisce delle forti restrizioni:
è una libertà con i limiti che il mercato le impone. Il giornalismo di massa
tende a conquistare un più largo mercato e di conseguenza a peggiorare i suoi
contenuti, trasformando l’utente in un consumatore che bisogna catturare a tutti
i costi [10].
Si può quindi affermare [11] che l’informazione è diventata negli ultimi anni un vero e proprio input
di straordinaria importanza, inserito nel processo decisionale ma nello stesso
tempo anche un output che contribuisce in maniera essenziale a svolgere la mobilitazione
di risorse per creare redditività e distribuire il bene o il servizio prodotto.
Oggi il cittadino-utente è sempre più avido di informazioni
e la disponibilità delle stesse misura in qualche modo il funzionamento e l’ampiezza
della democraticità del governo-produttore.
Tuttavia, per le sue caratteristiche, la società dell’informazione
tende ad emarginare chi meno conosce e chi non può, non riesce o non vuole apprendere
e utilizzare le nuove tecnologie. E’ paradossale che, accanto ad una sovrabbondanza
di informazioni, molte delle quali superflue, si corra il rischio di un’accentuazione
della dicotomia tra chi sa e chi non sa, chi ha e chi non ha. E’ necessario
perciò superare una visione eccessivamente “mercantilistica” della società dell’informazione.
Oggi si tratta di gestire la società in condizioni di sovrabbondanza di informazione,
di rapida obsolescenza, in una fase in cui diventa essenziale accrescere la
densità di comunicazioni, relazioni, transazioni. Per questo motivo occorre
che l’Europa, e soprattutto l’Italia, punti decisamente sull’alfabetizzazione
informatica diffusa [12].
L’alfabetizzazione [13] rappresenta, infatti, lo
snodo principale per un impegno istituzionale e culturale. Una indagine promossa
dal Cnel ha analizzato a fondo il problema della dotazione di strumenti informatici
presso le scuole italiane facendo emergere che, in base ad un campione di studenti
delle scuole superiori, risultano esserci in media in Italia 35 utenti per computer
A tale proposito sembra interessante riportare alcune cifre
sulla situazione italiana per ciò che riguarda la formazione scolastica. Stando
al Rapporto Istat del 1998 in Italia negli ultimi 30 anni la scolarità complessiva
è molto cresciuta in termini assoluti, ma non tanto quanto sarebbe necessario
per competere con il livello raggiunto dai principali paesi europei. La quota
dei cittadini che hanno conseguito un titolo di scuola secondaria superiore
risulta inferiore alla media dei paesi dell’OCSE, mentre a livello di istruzione
universitaria, dove confluiscono il 68% dei diplomati, i risultati sono altrettanto
poco confortanti.
Sembra ovvio, ma è importante sottolinearlo, che l’alfabetizzazione
informatica passa anche attraverso una scolarità di livello e qualità elevati
e adeguati a quella degli altri paesi europei.
[1] Mauro de Vincentiis, L’ufficio
stampa, Milano, 1997.
[2] J.-E. Dubois, N.
Gershon, “The Information Revolution: Impact on Science and Technology”, Springer,
Berlino, 1996.
[3] Rita Martufi, Luciano Vasapollo, “Profit State, redistribuzione
dell’accumulazione e reddito sociale minimo”, Napoli, 1999.
[4] “La
tecnologia dell’informazione e della comunicazione in Italia. Rapporto 1996”,
(Forum per la Tecnologia dell’Informazione), Milano, 1997.
[5] Robert Escarpit, “Teoria
dell’informazione”, Editori Riuniti, Roma, 1979.
[6] idem.
[7] Yves Franchet, Statistics for
the 21st Century, in: Economic and Social canges in the 21st century: Statistical
Implications, Eurostat/Istat, Roma, 1997.
[8] Sull’argomento
si veda M.F.Occhionero, M.Guardigli, R.Memoli, L.Vasapollo, “Il terziario
avanzato in un futuro post-industriale”, CEDAM, Roma, 1996.
[9] Rita Martufi, Luciano Vasapollo, “Profit
State, redistribuzione dell’accumulazione e reddito sociale minimo”, Napoli,
1999.
[10] Francesca Troilo, Angela Orlando, “I giornali sono in crisi? Miglioriamoli”,
OG informazione - Bimestrale del Consiglio Nazionale ordine Giornalisti, n.1/1999.
[11] Rita Martufi, Luciano Vasapollo, “Profit
State, redistribuzione dell’accumulazione e reddito sociale minimo”, Napoli,
1999.
[12] “La tecnologia dell’informazione e della comunicazione
in Italia. Rapporto 1996”, (Forum per la Tecnologia dell’Informazione),
Milano, 1997.
[13] Fondazione CENSIS, “Internet di carta.
Directory e comunicazione pubblica”, Roma, 1997.